La marcia su Trento e Bolzano. L’occupazione fascista della Venezia Tridentina
con Maurizio Ferrandi
Primo incontro del ciclo “Il Trentino-Alto Adige nel periodo 1922-1943”.
Ingresso consentito fino all’esaurimento dei posti a sedere.
Fra il 30 settembre e il 5 ottobre del 1922 le squadre d’azione fasciste occupano militarmente le città di Trento e Bolzano, calciando dal municipio del capoluogo altoatesino il sindaco Julius Perathoner, appena rieletto nelle prime consultazioni comunali del dopoguerra e ponendo fine al mandato del Commissario Civile Luigi Credaro, inviato da Roma per cercare un difficile compromesso con la minoranza sudtirolese.
A pochi giorni appena dalla Marcia su Roma, l’operazione compiuta a Trento e Bolzano rappresenta la prova generale per i progetti mussoliniani di occupazione del potere e nel contempo evidenzia in maniera esemplare le caratteristiche della penetrazione del fascismo nelle terre da poco “redente”.
Sia nel Trentino che in un Alto Adige nel quale la presenza italiana è ancora del tutto limitata, il fascismo è fenomeno di importazione. Così come, per completare l’azione militare, occorre far arrivare le squadre da tutto il Nord Italia, così anche la creazione dei primi fasci di combattimento a Trento e Bolzano, dal 1919 in poi, avviene perlopiù sulla base di elementi arrivati da fuori. A Trento in particolare si segnala la presenza, come mandatario di Benito Mussolini, del capitano Achille Starace, incaricato di organizzare, ma senza troppo successo, la nascita dei primi nuclei fascisti. A Bolzano, la presenza fascista e del tutto marginale e basata soprattutto su alcuni personaggi di recente immigrazione.
L’altro elemento che emerge dall’analisi delle tumultuose giornate dell’azione fascista su Trento e Bolzano è quello che riguarda le caratteristiche fondamentali della presenza del partito fondato da Benito Mussolini in questa zona di frontiera. Tra i multiformi aspetti che il fascismo viene ad assumere in quegli anni nel contesto politico nazionale, spicca, nel Trentino Alto Adige, quello dell’intransigente difesa dell’italianità, in particolar modo nei confronti della minoranza sudtirolese, per nulla disposta ad accettare come un fatto compiuto l’annessione al Regno d’Italia, e impegnata in una battaglia tenace per respingere ogni tentativo di penetrazione nella propria regione di appartenenza.
In questa battaglia il fascismo viene ad affiancarsi dapprima e a conglobare in sé poi la falange nazionalista che, nello specifico della realtà locale, ha come principale esponente Ettore Tolomei.