La più grande tragedia dell’umanità

Spettacolo per la  Scuola Secondaria di Secondo Grado

Teatro
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La più grande tragedia dell’umanità è un testo di Jacopo Giacomoni che costruisce un dispositivo performativo per permettere al pubblico di eleggere la più grande tragedia dell’umanità.

STRUTTURA
L’essenza del dispositivo è questa: il pubblico deve scegliere fra due tragedie; quella che viene votata come più grande rimane in gioco, l’altra viene scartata. Quella rimasta si confronta con una nuova tragedia; la più grande rimane, l’altra viene scartata. E così via. Si parte dalla perdita di un cellulare, si arriva a un amore tradito a un parente malato a un’epidemia a un genocidio a un paragone tra una strage vicina e una lontana, tra una recente e una passata, a una tragedia di cui è vittima anche un turista italiano alla vecchiaia all’esplosione del sole alla morte di un uomo solo in un paese di provincia a un cataclisma all’estinzione degli elefanti all’assenza di empatia.
Il pubblico, a ogni votazione, deve sempre portare avanti una tragedia e abbandonare l’altra.
In alcune votazioni il suffragio può cambiare: possono avere diritto di voto solo gli spettatori che hanno vissuto la tragedia esaminata, possono averlo solo gli spettatori che non l’hanno vissuta, possono votare solo tre spettatori, etc.
Non esiste una tragedia vincitrice a priori: sarà il giudizio insindacabile del pubblico a determinare l’esito dello spettacolo. La tragedia rimasta per ultima viene eletta la più grande tragedia dell’umanità. Al termine, il pubblico saprà quali tragedie sono state elette nelle repliche precedenti.

PARTECIPAZIONE E COMUNITÀ
Il pubblico è al centro non solo della performance, ma anche delle fasi di prove e di ricerca. Per la compagnia è essenziale lavorare in stretto contatto con le comunità sia per testare il meccanismo ludico-rituale della performance - il sistema di votazione e le modalità di rappresentazione del tragico - sia, soprattutto, per innescare un dialogo riguardo alle tematiche dello spettacolo: il tragico, la sua rappresentazione e il “mercato del dolore”.
Questo non vuole essere un freddo meccanismo violento imposto allo spettatore, ma un’occasione di incontro, di riflessione e, in ultima istanza, di catarsi. Per costruire un dispositivo performativo radicale è prima necessario costruire un luogo di condivisione empatico e accogliente.
Negli incontri, oltre a calibrare le regole del gioco, affronteremo insieme i limiti del racconto del dolore, del voyeurismo mediatico, e le possibilità che può schiudere il teatro come luogo partecipativo. Come cambiano queste tematiche a seconda della comunità coinvolta? Che peso hanno l’età, la provenienza e la diversa esposizione ai media contemporanei di fronte alla tragedia?

TEMATICHE
Il progetto ruota intorno a due temi: la spettacolarizzazione del dolore che viviamo quotidianamente su media e social network e la rappresentabilità del tragico: Come cambia la mia percezione del dolore a seconda dei mezzi espressivi usati per rappresentarlo?
Le tragedie da votare sono di volta in volta messe in scena dalla compagnia, che può rappresentarle solo attraverso determinati mezzi espressivi: si parte dalle scritte proiettate, si passa all’interpretazione dei performer, poi alla musica, alle immagini e infine al video.
Nel crescendo dello spettacolo gli strumenti espressivi si sommano tra loro così da arricchire e complicare la rappresentazione del dolore.
Come cambia il voto del pubblico a seconda dei mezzi che ho utilizzato per presentargli il fatto?
Il numero complessivo delle tragedie è sconosciuto agli spettatori e, a seconda del momento, queste sono presentate in un ordine stabilito o sono estratte a sorte. Quelle che non vengono messe in scena - le tragedie solo immaginate dagli spettatori - hanno lo stesso peso di quelle rappresentate.
Le tragedie coinvolgono eventi storici e piccoli fatti privati, grandi personaggi e gente sconosciuta, mostrano il legame sempre più stretto tra media e dolore, tra il fatto e i filtri attraverso cui siamo abituati a guardarlo. Il dispositivo non è statico, si evolve a seconda del luogo in cui viene messo in scena e del tempo che vivono gli spettatori. La percezione del tragico si modifica insieme ai drammi che attraversa la società, di conseguenza le tragedie in esame si modificano per essere in accordo col momento storico.
Quale tragedia rappresenta il muro contro cui far schiantare questo gioco perverso?

 

LA PIU’ GRANDE TRAGEDIA DELL’UMANITÀ

drammaturgia Jacopo Giacomoni
regia e performer Gaia Bautista e Jacopo Giacomoni
organizzazione Marco Tonino
comunicazione David Angeli
assistenza Chiara Uliana
produzione Malmadur
Partner Teatro Stabile di Bolzano, Centro Servizi Culturali S. Chiara di Trento
in collaborazione con Evoè!Teatro

testo finalista di NdN Network drammaturgia Nuova 2020

Progetto selezionato nel 2022 dal bando Piattaforma per la circuitazione dello spettacolo
professionale in Trentino- Alto Adige, promosso da Teatro Stabile di Bolzano, Centro Servizi Culturali S. Chiara, Coordinamento Teatrale Trentino

Informazioni utili

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