San Martino di Vervò
In Val di Non un importante luogo della memoria che copre un arco temporale di oltre duemila anni, dalla preistoria all’epoca altomedievale
San Martino di Vervò è posto su uno sperone roccioso al centro di uno scenario ambientale di particolare bellezza dove spicca la chiesa dedicata al santo vescovo di Tour, affiancata da un piccolo cimitero, dalla quattrocentesca cappella dei SS. Fabiano e Sebastiano e da un campanile affrescato con un’immagine devozionale di S. Cristoforo. L’area archeologica nei pressi della chiesa ha restituito tracce di presenza umana dalla preistoria all’epoca altomedievale.
Il sito archeologico e le ricerche
Quello di San Martino di Vervò è un sito noto agli archeologi soprattutto per il ritrovamento di diverse iscrizioni sacre di epoca romana, avvenuto tra XVIII e XIX secolo. Tra tutte queste iscrizioni merita particolare attenzione quella con dedica a tutti gli dei pro salute castellanorum Vervassium, e cioè per la salvezza degli abitanti di un castellum posto nei pressi dell’odierna Vervò, dove il termine castellum, che generalmente definisce un insediamento di tipo militare, nel nostro caso indicherebbe, più semplicemente e con maggiore probabilità, un “abitato su altura”. Gli scavi condotti nel 1890-91 dallo studioso di Cles Luigi de Campi, nonché i rinvenimenti effettuati dal maestro Francesco Gottardi negli anni ‘30 e ‘40 del Novecento, hanno qui documentato tracce di presenza umana dalla preistoria all’epoca altomedievale. Le indagini svolte tra il 2008 e il 2016 dall’Ufficio beni archeologici della Provincia autonoma di Trento hanno senz’altro confermato la notevole importanza del luogo, mettendo in luce testimonianze riconducibili a distinte fasi cronologiche di frequentazione, dalla fine dell’età del Bronzo (XII-XI sec. a.C.) al Basso medioevo (XIII-XV sec. d.C.). Gli interventi eseguiti hanno evidenziato una realtà insediativa molto articolata e complessa, caratterizzata dalla presenza di resti strutturali riferibili sia a situazioni di abitato sia di necropoli. Molto significative sono le testimonianze inquadrabili nell’ambito della cultura retica o di Fritzens-Sanzeno della seconda età del Ferro (V-IV sec. a.C.) e in epoca altomedievale. Per quanto riguarda la seconda età del Ferro nell’area si sviluppa un villaggio riferibile alla cultura Fritzens-Sanzeno o retica il cui arco di vita, compreso tra la metà del V e il IV sec. a.C., venne interrotto a causa di un violento incendio che ne causò l’abbandono. Gli edifici individuati rispecchiano la tipologia edilizia della casa di ambito alpino centro-orientale, definita per convenzione “retica”, le cui caratteristiche ricorrenti consistono in una forma quadrangolare con piani interni seminterrati, perimetro di base in muratura a secco o scavato nella roccia, pareti in legno, tetti a falda unica o a doppio spiovente in paglia o tavolette di legno. Tra tutti si distingue un ambiente che sembra aver avuto un’importanza speciale, forse destinato ad una frequentazione collegata a delle cerimonie comunitarie, come indicherebbero anche i reperti recuperati, tra cui due raffinate brocche-attingitoio in lamina di bronzo, di V-IV sec. a.C., collegabili al rituale del banchetto. Di grande interesse è anche un ampio edificio parzialmente seminterrato, risalente all'epoca romana (probabile II-IV sec. d.C.) e rifrequentato, dopo il suo abbandono, in epoca successiva (tardo-antica/altomedievale), con una riduzione degli ambienti interni e l'impostazione di focolari con presenza di frutti carbonizzati, soprattutto pere, che suggeriscono la pratica di particolari attività produttive. A fianco di tale struttura sono stati messi in luce altri due edifici, di più piccole dimensioni e dotati, come il precedente, di una soglia d'ingresso in pietra.
È stato inoltre individuato un nucleo funerario altomedievale (VI-VII sec. d.C.), organizzato per gruppi familiari, riferibile ad una comunità rurale autoctona. Questo nucleo cimiteriale, la cui reale estensione non è più definibile, comprendeva nove sepolture ad inumazione, alcune delle quali accompagnate da pregevoli oggetti d’ornamento facenti parte dei corredi personali. Gli oggetti rinvenuti - spille, orecchini, anelli - si trovano esposti presso il Museo Retico di Sanzeno.
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