Bernardo Clesio

Uno dei più illustri vescovi di Trento, promuove l’Umanesimo e la cultura del Rinascimento italiano.

[ foto Maria Luisa Brioli]

Figura di spicco, nello scenario rinascimentale del Principato vescovile, nacque l'11 marzo 1485 a Cles (Trento) da una nobile famiglia della Valle di Non, da Ildebrando, consigliere di corte del governo austriaco e da Dorothea Fuchs von Fuchsberg.

Compì studi retorici a Verona, a Bologna conseguì la laurea in diritto canonico e civile. Nel 1512 divenne Canonico della cattedrale di Trento e collaborò con il vescovo Giorgio Nejdeck, che lo nominò suo consigliere, incaricandolo, insieme ad altri suoi collaboratori, di governare il Principato durante la sua assenza. Il Principato vescovile era una forma di governo dove potere politico e potere religioso erano esercitati da una sola persona.

Nel 1513 l’Imperatore Massimiliano I lo chiamò ad Innsbruck, per ricoprire la carica di suo Consigliere, ma nel giugno dell’anno successivo, morto Giorgio Nejdeck, il Capitolo di Trento elesse all’unanimità Bernardo Cles nuovo Principe Vescovo; i numerosi impegni connessi al suo ruolo politico internazionale lo costrinsero a rimandare la solenne entrata a Trento, con effettiva presa del potere, all’8 settembre 1515.

Durante gli anni del suo principato Bernardo Cles, pur intrattenendo rapporti strettissimi con Papi, Imperatori come Ferdinando, Carlo V e Massimiliano I, intellettuali di livello internazionale (fra gli altri, con il filosofo Erasmo da Rotterdam), tenne sempre presenti gli interessi del territorio che governava, piccolo come superficie, ma di rilevante importanza strategica. Soprattutto facendo leva sulla posizione geografica del Principato Vescovile di Trento, egli ottenne che il nuovo Concilio della Chiesa cattolica si tenesse in questa città e si adoperò concretamente per preparare la strada al grande evento religioso e politico.

Non mancarono problemi interni, a partire dalla “guerra rustica”, scoppiata nel maggio del 1525 ad opera delle popolazioni contadine che lo sfruttamento feudale aveva spinto alla violenza, soffocata dalle truppe vescovili e dai feudatari non senza spargimento di sangue.

Nel 1528, Clesio promulgò lo Statuto di Trento, un nuovo testo (rielaborato da un precedente), che rimase in vigore fino al 1807; raccolse in undici volumi le fonti documentarie dei diritti e dei feudi del Principato, costituendo un Codice che da lui prende il nome di “clesiano”; riaprì anche la Zecca, battendo monete d'argento con la propria effigie.

Nel 1530, venne creato Cardinale da Papa Clemente VII. Nel 1539, fu nominato amministratore del Vescovado di Bressanone, ma morì improvvisamente, il 28 luglio dello stesso anno.

È certamente da considerare uno dei più illustri vescovi di Trento, anche per il suo ruolo di mecenate e per aver promosso l’Umanesimo e la cultura del Rinascimento italiano.

Amante dello sfarzo e della gloria, il Clesio ebbe un ruolo determinante nella storia politica e artistica del territorio. Si occupò di problemi idraulici relativi al torrente Fersina, incoraggiò in tutti i modi la rinascita edilizia con lo scopo di trasformare la Trento medievale in una importante città, ricca di armoniosi palazzi del Rinascimento italiano e di mirabili facciate affrescate; sollecitò le famiglie notabili, proprietarie di edifici del centro, ad adoperarsi per abbellire le facciate con affreschi.

Contrada Lunga (attuale Via Manci) e Contrada Larga (attuale Via Belenzani) acquistarono un aspetto ampio, curato e mirabile, con l’abbattimento di numerose costruzioni medioevali e con le decorazioni ad affresco che ancora oggi possiamo ammirare, su numerose facciate dei palazzi. Le due vie erano parte del percorso consueto dei Principi vescovi che dal Castello del Buonconsiglio raggiungevano l’ingresso settentrionale del Duomo, entrando dalla Piazza.

La basilica di S. Maria Maggiore di Trento, le Parrocchiali di Civezzano e di Cles, i Palazzi governativi di Cavalese e di Cles, i Castelli di Toblino, di Pergine, Stenico, Cles ed altri edifici sacri e profani del Trentino furono oggetto di costruzione, restauri ed innovazioni; ogni opera riporta lo stemma del Cles, quale testimonianza ai posteri del suo valore e potere.

Il "Magno palazzo", corpo rinascimentale del Castello del Buonconsiglio, venne edificato per divenire la sontuosa residenza del Clesio e per alloggiare ospiti di alto rango, imperiali e reali; chiamò alla sua corte grandi pittori e scultori, che hanno contribuito alle decorazioni del Magno palazzo e di altre dimore signorili: Dosso e Battista Dossi, Romanino, Marcello Fogolino, Zaccaria Zacchi.

La scelta operata dal Clesio fu non solo diplomatica, ma anche culturale: egli agì per legare il Principato indissolubilmente alla cultura italiana, presente anche nel medioevo; la sudditanza all’Impero germanico, la dipendenza dai Conti del Tirolo, gli interessi verso il mondo germanico e l’elezione di Vescovi tedeschi, avrebbero potuto costituire un pericolo per il mantenimento delle origini.

Da fine diplomatico, lavorò incessantemente, in una zona finitima, come il Trentino: da un lato curò i rapporti con la Chiesa Romana, i Papi e le maggiori Corti italiane (Medici, Gonzaga, Sforza) dall'altro, mantenne sempre stretti i legami con il mondo tedesco, in particolare con gli Asburgo.

Considerata l’espansione delle tesi luterane anche all’interno del suo vescovado, vi si oppose con forza; dimostrò una ferrea volontà di difendere i valori della religione cattolica e si adoperò per l'organizzazione del Concilio di Trento, anche se non vi partecipò perché morì nel 1539, sei anni prima della sua apertura.

Testi a cura di: Samira, Marko e Maddalena della 4^ D SCHOLL 

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20/02/2019

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